Nessuna risposta. A distanza di quasi un mese, gli Enti “ignorano” le osservazioni della condotta di Vigevano e Lomellina di Slow Food. Il tema è quello dei fanghi, un tema “caldo”: anche Tromello, dove ha sede una delle maggiori ditte che tratta e recupera fanghi biologici per l’agricoltura, ha normato lo spandimento con un regolamento di polizia locale. Slow Food vuole attenzionare la situazione di Mortara, dove una ditta aveva presentato un progetto per lo spandimento in agricoltura e produzione di gessi di defecazione nel territorio di quel Comune. Slow Food ha agito inviando una pec al Comune, alla Provincia, alla Regione, ad Arpa e Ats. Finora è una lettera morta. Nessun ente ha ancora ritenuto di replicare a Slow Food.

“Nel mese di luglio 2022 – si legge nella lettera firmata dalla referente Cinzia Tirrito – abbiamo aderito alla costituenda “Strada del riso della Lomellina” che ha fra le sue finalità, l’obiettivo di sostenere e promuovere le eccellenze agroalimentari del territorio lomellino, la salvaguardia del paesaggio e delle biodiversità agricole e naturali. Per fare questo, abbiamo introdotto nel regolamento l’esplicito divieto ai produttori che aderiscono, di utilizzare “fanghi di depurazione e gessi di defecazione” per la concimazione dei terreni, che sarà una clausola escludente. Anche per questa ragione abbiamo particolarmente a cuore il controllo dell’uso di fanghi e dei gessi di defecazione.

La richiesta di test e controlli.

“La richiesta di variazione – è scritto nella pec – in merito allo spargimento di gessi di defecazione che emettono odori nauseabondi, come si evince dalla richiesta di autorizzazione, ne aumenterebbe lo spargimento rispetto ai fanghi. Ciò avrà un notevole impatto sui territori, già soggetti agli effetti dell’attuale spargimento di fanghi e gessi oltre che alle criticità determinate dalla presenza di allevamenti intensivi che hanno ottenuto ulteriori ampliamenti. Difatti, considerando anche le recenti autorizzazioni concesse in materia di allevamenti intensivi, in particolare nel comune di Tromello, dove il numero dei capi aumenterà in modo consistente, passando dalla potenzialità degli attuali 19.000 (circa) capi ad oltre 42.000, chiediamo che venga fatta una valutazione dell’impatto ambientale che avranno queste due modifiche sul territorio e sulla salute dei suoi abitanti. Chiediamo, inoltre, che, prima dello spargimento dei gessi, vengano eseguiti dei test preventivi sui terreni e che gli esiti di questi test siano disponibili alla consultazione e soprattutto che questi test vengano eseguiti da laboratori pubblici.

Il trattamento delle acque reflue.

“Le attuali normative prevedono che le acque di prima pioggia che ricadono sulle superfici impermeabili, siano trattate prima di essere immesse in fognatura. In merito alla richiesta della ditta di non trattarle per i costi da sostenere, osserviamo che è necessario adottare delle precauzioni nella gestione di queste acque, per evitare l’inquinamento delle superfici scolanti, il che significa mantenere la separazione e continuare il trattamento delle acque di prima pioggia da parte della ditta in questione, che “richiedeva la possibilità di scaricare le acque di prima pioggia raccolte dalla vasca di 48 m3 in fognatura nera, presso apposito punto S3 nel collettore della fognatura nera”. Chiediamo alle autorità competenti che sia esplicitato l’obbligo di eseguire delle verifiche periodiche e regolari e che su queste vengano eseguiti controlli periodici”.

La richiesta di valutazione dell’impatto sanitario.

“La provincia di Pavia nel concedere l’autorizzazione inserì fra le prescrizioni la VIS ad un anno dall’esercizio. Chiediamo di conoscere quali misure siano state adottate per adempiere a tale richiesta, a distanza di oltre un anno dalla messa in servizio dell’impianto. Chiediamo che prima di concedere una nuova autorizzazione la ditta adempia a quanto prescritto nella precedente autorizzazione e renda noti i risultati ed eventuali effetti complessivi su una zona ampiamente antropizzata quale è la Lomellina. Riteniamo opportuna una stima sui futuri impatti sull’aria, sull’ambiente e sulla salute della popolazione che già subisce le conseguenze di un peggioramento della qualità dell’aria causato da altre attività economiche che insistono sul territorio”.

Perché è necessario produrre un cibo “pulito”. La salute della terra su cui vengono coltivati riso, cereali incide sulla salute delle persone e questa non può essere messa in secondo piano rispetto alle attività economiche.

foto di copertina: @lombardiaquotidano.com