Come Comitato Slow Food Vigevano e Lomellina siamo andati a cenare da Nadia presso il suo ristorante Chez Nadi, in Corso Torino,  per ritrovare i suoi piatti con la Cipolla di Breme, la Dolcissima.

I posti limitati dovuti alle restrizioni anti Covid non ci hanno permesso in questa occasione, di allargare l’invito a tutta la condotta, ma stiamo lavorando per nuove occasioni.

È stata l’opportunità dopo un lungo periodo di distanze, per rinnovare l’impegno che i soci del Comitato, alcuni non si conoscevano ancora di persona, hanno assunto nell’ultimo congresso verso la Condotta e il territorio.

Abbiamo celebrato la Cipolla di Breme, recentemente inserita tra i prodotti deli Presidi Slow Food. Un impegno verso i prodotti e le economie locali, a sostegno della Biodiversità, rinnovato al recente congresso di Slow Food tenutosi a Genova il 10 e 11 Luglio 2021.

Nadia Vighi ci aveva già stupito negli anni passati con i suoi piatti a base di cipolla di Breme, ma anche nell’interessante video di approfondimento, recentemente pubblicato in Home page.

Il video racconta la storia e la strada fatta dalla Dolcissima, attraverso la voce dei coprotagonisti: Franco Berzero sindaco di Breme, Enrico Gerli chef e patron del ristorante i Castagni, il professor Graziano Rossi dell’università di Pavia che cura conservazione di produzioni tipiche o a rischio di estinzione, il produttore Luca Righetti, GianMaria Bordesan  uno dei primi laureati all’università di Pollenzo che ha scritto un libretto sulla cipolla, ospitati nel locale di Nadia. Hanno fatto da padroni di casa, Franco Ranzani referente dei Presidi per la condotta di Vigevano e Lomellina, e Gilberto Venturini coordinatore della serata.

Abbiamo potuto assaggiare un antipasto con cipolla e Melanzana Rossa accompagnate da maionese all’aglio nero di Caravaglio AA Morre Massimo, altro presidio Slow Food.

Per passare poi ad una lasagna di pane Carasau con Cipolla di Breme e Montebore, presidio Slow Food, su zuppa di cipolla.

 

A seguire un Baccalà di Bianco Mano con polenta di riso Rosa Marchetti Bio AA Il sole di Ottobiano. E visto la dolcezza della cipolla non poteva mancare anche il dolce con una Tatin alla cipolla con crema e aceto balsamico.

Una precisazione va fatta sui vini proposti sono stati un Riesling Pienosole e un Timorasso Stato Colli Tortonesi.

In particolare il vitigno a bacca bianca Timorasso è autoctono nel comprensorio tortonese. In tale area è coltivato dal Medioevo e se ne hanno notizie già dalla prima enciclopedia agraria redatta nel XIV secolo dal bolognese Pier de Crescenzi. L’ampelografia descritta dallo stesso autore non lascia praticamente dubbi sull’originalità del vitigno.

La sua diffusione ha riguardato soprattutto la parte medio alta delle principali valli tortonesi; da est verso ovest la Val Curone, la Val Grue e la valle Ossona. Contemporaneamente se ne allarga la coltivazione anche in Val Borbera, nel Novese e in Oltrepò pavese.
Nel corso dei secoli conferma le proprie attitudini tanto da divenire il più importante vitigno bianco piemontese relativamente alla superficie e alle quantità prodotte. Esistono infatti, a riprova di ciò, presso l’archivio di stato a Torino, i documenti che, nel periodo compreso fra le due guerre, testimoniano gli acquisti di prodotto giovane e semilavorato che i sensali promuovevano verso l’Europa del nord e che chiamavano “torbolino”.

Nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, in concomitanza del “boom” economico e lo spopolamento delle aree più difficili delle zone agricole, inizia un declino in termini di superficie coltivata. Tale contrazione prosegue fino al penultimo decennio del secolo scorso quando un gruppo di giovani vignaioli tortonesi, capeggiati da Walter Massa di Monleale, ne riscopre l’antica tradizione e intraprende la strada del rilancio. E da allora sta recuperando posizioni e risulta essere un vino molto apprezzato, anche se ancora di nicchia.

Un bell’incontro in presenza, in buona compagnia che mancava da molto, troppo, tempo.